Unione Sportiva PONTEDECIMO 1907 ciclismo AD
Stella d'oro al merito sportivo CONI

Il 75° Giro dell'Appennino verrà presentato ufficialmente al pubblico e alla stampa nel salone di rappresentanza di Palazzo Tursi venerdì 6 giugno 2014.
A ottant'anni dalla prima edizione, svoltasi nel 1934, la nostra gara, che è l'evento sportivo internazionale più importante, per prestigio e continuità (è stato interrotto sono nel periodo della seconda guerra mondiale) per la città di Genova, ricorda quest'anno, nel settantesimo anniversario, l'eccidio della Benedicta e gli altri episodi della lotta partigiana avvenuti in quel territorio che da sempre è percorso dal tracciato del Giro dell'Appennino.

Ci fa anche oltremodo piacere che la presentazione avvenga a settant'anni esatti dallo sbarco in Normandia, che insieme alla guerra di liberazione sulle nostre montagne, iniziava a porre fine alle atrocità di una lunga guerra mondiale, ponendo le basi per la sua fine e il ritorno alla normalità e ad un lungo periodo di pace.
E' ancora presto per svelare le novità del percorso del 2014. Ma, come già anticipato, l'arrivo verrà posto (come già accaduto nel 1999, nel 2011 e nel 2012), in Via XX Settembre, in centro Genova, Città Medaglia d'Oro della Resistenza. Sicuramente ci sarà il transito nelle strade del Comune di Bosio, il comune dell'Abbazia della Benedicta, ove verrà posto un traguardo volante, con la dotazione di premi da parte dell'Associazione Memoria della Benedicta.
Ed è ancora più presto per poter avere le prime indiscrezioni sugli atleti che saranno al via. L'Organizzazione ha invitato tutte le Squadre Italiane (quelle di categoria Professional sono quattro, quelle della categoria Continental sono sei). A far loro compagnia ci auguriamo ci possano essere altrettante squadre straniere, con le quali i contatti sono ormai ben avviati. Sicuramente avremo al via molti dei protagonisti del Giro d'Italia, che di recente è transitato in alcune vie di Genova che saranno teatro anche della nostra corsa.

La storia dell'U.S Pontedecimo Ciclismo e quella del Circuito dell'Appennino (era questa la denominazione sino al 1955) si intrecciano profondamente con la storia della resistenza e dell'eccidio della Benedicta in particolare.

L'unico sopravvissuto, lasciato, come gli altri corpi, abbandonato nel luogo della tragedia, ferito ma creduto morto, è Giuseppe Ennio Odino, Presidente del Comitato d'Onore del Memorial Martiri della Benedicta: deportato nel lager di Mauthausen, il partigiano Crik, aderì alla resistenza interna, partecipando a diversi sabotaggi e alla liberazione dei primi di maggio del 1945. Tornato in patria, rispolverò la vecchia passione per il ciclismo, riuscendo a diventare ciclista professionista, conquistando anche l'amicizia di Fausto Coppi. Le cronache ricordano le sue partecipazioni al Giro di Lombardia del 1951 (si classificò 52°, a 7'54" da Louison Bobet) e alla Milano-Sanremo del 1952 (37°, a 1'27" da Loretto Petrucci). Al Circuito dell'Appennino partecipò dal 1949 al 1952: in quest'ultima edizione, vinta da Giorgio Albani, prova di Campionato Italiano, si classificò al quarantunesimo posto, di poco staccato da Gino Bartali, alla sua unica partecipazione, e da Fausto Coppi (che al Circuito aveva esordito non ancora diciannovenne, grazie ad una eccezione di Luigi Ghiglione, nel 1938). I suoi migliori piazzamenti sono l'ottavo posto nella Milano-Modena del 1951 (con lo stesso tempo di Giorgio Albani) e l'ottavo posto nel Tour du Lac Léman del 1952 (a 10" da Ferdi Kubler). Nel 2008 ha pubblicato il libro "La mia corsa a tappe (N° 63783 a Mauthausen)", e crediamo che l'incontro con i giovani, ai quali Odino ha offerto la sua testimonianza affinchè prendano conoscenza che in una parte della società c'è ancora vivo il desiderio di sopraffazione e di dittatura, sia la sua vittoria più bella.
Abbiamo citato Luigi Ghiglione, ideatore del Circuito dell'Appennino, che ha diretto sull'Ammiraglia sino al 38° Giro dellíAppennino. Forte è il suo legame con l'episodio della Benedicta. Giunta anche a Pontedecimo la terribile notizia della strage, avvenuta nella Settimana Santa del 1944, di settantacinque partigiani delle forze garibaldine, Luigi Ghiglione, che era un provetto falegname, sapendo che i poveri corpi erano rimasti senza sepoltura, costruì delle rudimentali bare, che furono trasportate con mezzi di fortuna da parte di Enrico Ghiglione, cugino di Luigi, e di Antonio Gavino, aiutati da altri volontari, sotto le insegne della Croce Rossa, nel luogo dell'eccidio. Questo fu considerato dai nazifascisti un grave reato, e fu data la caccia agli autori per un'esemplare punizione. Il Presidente dellíU.S. Pontedecimo, Costantino Montanella, gerarca fascista, aveva stima nel suo braccio destro Ghiglione, anche se non nascondeva le sue simpatie socialiste. Lo fece avvisare, e così riuscì a sfollare con la famiglia a Fraconalto, sfuggendo all'arresto, al quale purtroppo non riuscì a sottrarsi invece Antonio Gavino, arrestato il 7 agosto del 1944 e fucilato il giorno successivo. Nella via di Campomorone a lui intitolata transiteranno, il prossimo 24 giugno, i ciclisti diretti alla salita della Bocchetta, punto decisivo della corsa.
Anche se in territori diversi da quelli percorsi dal Giro dell'Appennino, fu comandante partigiano anche un due volte vincitore del Circuito dell'Appennino, che ha il record di averli vinti alla maggior distanza l'uno dall'altro, essendo trascorsi dodici anni esatti uno dall'altro. Si tratta di Settimio Simonini: per la verità il primo, il 23 agosto 1936 lo ottenne a tavolino, essendo giunto terzo alle spalle di Augusto Como e Luigi Ferrando, che furono squalificati per reciproche scorrettezze: a farlo fu Luigi Ghiglione, per niente influenzato dal fatto che il primo a transitare sul traguardo (e sarebbe stata la terza vittoria consecutiva), Augusto Como, vestiva i colori granata dell'U.S. Pontedecimo. La brillante carriera di Simonini (fu quarto assoluto al Giro d'Italia del 1938, primo tra gli indipendenti nel 1938 e nel 1939) fu interrotta dalla Seconda Guerra Mondiale. Dopo l'8 settembre 1943 divenne comandante di distaccamento di una brigata partigiana in Valsesia. Sfuggito ad un rastrellamento riparò in Garfagnana, nelle sue terre (era nato a Mulazzo) diventando comandante del distaccamento Gianotti di Torre Apella, che controllava la valle del Tavarone. Tornato in sella dopo la guerra, rivinse l'Appennino nel 1948.

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