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Ad Alexsandr Shefer l'Appennino d'Oro 2020

Alla vigilia dell’81.o Giro dell’Appennino, durante la serata di gala tenuta al ‘Cabannun’ di Campomorone, è stato assegnato il premio Appennino d’Oro a Alexsandr Shefer, con la seguente motivazione: «Professionista per undici stagioni, Direttore Sportivo dell’Astana dal 2007, si mette in luce in diverse edizioni del Giro d’Italia, del Tour de France e della Vuelta a Espana. Difende i colori del Kazakistan alle Olimpiadi di Atlanta e di Sydney. Vince il 62° Giro dell’Appennino, andando in fuga da solo sulla salita della Bocchetta, viene raggiunto da Serguei Gontchar e da Raimondas Rumsas per battere quest’ultimo in volata. Genova, 18 settembre 2020».

Il Giro dell’Appennino vinto da Shefer si è corso nel 40.o anniversario della morte di Fausto Coppi. Alla presentazione ufficiale alla stampa viene consegnato l’Appennino d’Oro alla memoria del Campionissimo, ritirato dai figli Marina e Faustino. Mercoledì 25 aprile 2001 si corre il Giro dell’Appennino, che prevede il passaggio da Castellania. La corsa non ha grandi sussulti, manca anche ad animarla la tradizionale fuga iniziale. Sulle prime rampe della Bocchetta si accendono le polveri. Il kazako Alexsandr Shefer guadagna velocemente una quindicina di secondi, per poi essere raggiunto sul passo da altri due atleti dell’Est: il vincitore del Giro di Lombardia del 2000 Raimondas Rumsas, e il Campione del Mondo in carica nella prova a cronometro, Serhy Honchar (o Serguei Gontchar, secondo le diverse grafie). Rumsas passa per primo, conquistando il prestigioso Trofeo dedicato a patron Luigin Ghiglione. La sfortuna elimina nella discesa dei Giovi l’ucraino Gontchar, che scivola in una curva. Il lituano Rumsas, più veloce di Shefer, imposta una volata lunga, sin dagli ottocento metri dal traguardo, e questo tentativo gli è fatale. Davanti al solito numerosissimo pubblico di Piazza Arimondi, nel tradizionale arrivo che fu appannaggio di Fausto Coppi 46 anni prima, Shefer regola nettamente il campione lituano. Fausto Rosi titola su “Il Giornale” «Il Giro dell’Appennino vira ad Est», Giorgio Cimbrico sul “Secolo XIX” «L’Impero colpisce ancora», Marco Marchegiano sul “Corriere Mercantile” «Vento dell’Est sull’Appennino». Aleksandr è nato ad Alma Ata, oggi Almaty, nel 1971, allora in U.R.S.S., oggi in Kazakistan, in una famiglia di origini tedesche, ma trasferitasi da secoli sul Volga, per tornare a vivere vicino a Dusseldorf alla fine del ventesimo secolo. In qualche modo però lo possiamo considerare italiano, perché dal 1992 risiede a Vezzano, pochi chilometri da Reggio Emilia, con la moglie e due figli. Shefer, dopo aver difeso i colori del Kazakistan alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996 e di Sidney nel 2000, in Italia vince un’altra classica, il Giro di Toscana del 2002 (davanti a Paolo Bettini, con 12” di vantaggio) e si mette in luce in diverse edizioni del Giro d’Italia (entra nella top ten nel 1996, ottavo a 11’22” da Pavel Tonkov, mentre nell’edizione dell’anno successivo cade rovinosamente nella tappa a cronometro Baselga di Piné-Cavalese, vinta da Serguei Gontchar: le terribili immagini del ruzzolone, trasmesse più volte dalle televisioni, che facevano presagire un esito nefasto, si risolsero in una lussazione alla spalla, ma impedirono all’atleta kazako il miglioramento della posizione conquistata l’anno precedente.

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